BismiLlahi arRahmani arRahimi
Assalamu aleikom warahmatuLlahi wabarakatuHu
dal sito:
UMM USAMA
(Piccola Biblioteca per la Donna Musulmana)
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] Si ringrazia la sorella Umm Yahya per la gentile concessione.
Attenzione - Avvertenza per chi desideri stampare questo testo:
Per rispetto alla scrittura del Nome di Allah (SWT) qui contenuta,
si ricorda di non stracciare né gettare a terra o nella pattumiera questi fogli,
di non abbandonarli, di non calpestarli, di non portarli in luogo improprio (come la stanza da bagno).
La vita dell'Imâm
Ibn Kathîr
(rahimahullah)
'Imad ad-Dîn Ismâ'îl ibn 'Umar ibn Kathîr, nato a Bassora intorno al 700 Hijra/1300 d.C., d'origine araba, fu uno degli storici e dei tradizionisti più noti di Siria sotto i Bahriya.
Fu educato a Damasco, dove andò ad abitare con suo fratello maggiore dal 706/1306, dopo la morte del loro padre.
Ebbe come principale maestro in Fiqh (giurisprudenza islamica) lo shafi'ita Burhan ad-Dîn al-Fazari (729), ma subì in seguito profondamente l'influenza dell'hanbalita, shaykh al-Islâm Taqiyyu-d-dîn Ahmad ibn Taymiyyah (rahimahullah), morto nel 728/1328, e della sua scuola. Fu allievo di Ibnu Qayyim al-Jawziyyah (rahimahullah) e suo amico intimo.
Divenne inoltre, tramite il matrimonio con la figlia di Jamal ad-Dîn al-Mizi (morto nel 742/1342) il genero di uno dei tradizionisti più rinomati di Siria.
La sua carriera, nel mondo degli Ulamâ' siriani, fu per molto tempo modesta. Verso la fine dell'anno 741/1341, dopo la morte di Tankiz e prima di quella di Muhammad ibn Kalawun, Ibn Kathîr partecipò a due consigli giuridici che si tenevano sotto la presidenza del governatore Altunbungha an-Nasiri, per giudicare un apostata accusato di incarnazionismo [1].
Nel mese di Muharram 746/maggio 1345, fu incaricato di pronunciare il sermone nella moschea fondata a Miza dall'emiro Baha ad-Dîn al-Manjani (morto nel 759) [2]. Nel mese di Dhu-l-Qa'da 748/febbraio 1348, sotto il regno di Argun Shah, prese il posto del suo maestro ad-Dahabi, che era appena deceduto, come professore di ahadîth.
Nel mese di Rabi' I° 767/nov-dic. 1365, quando il qadi al-qudâ' (giudice supremo) Taqiyyu-d-dîn as-Subki, accusato di diverse angherie, comparve dinanzi ad un consiglio presieduto dal governatore Mankali Bugha, Ibn Kathîr prese energicamente le sue difese [3] .
Mankali Bugha gli assegnò poi, nel mese di shawwal 767/giu-lug 1366, una cattedra di esegesi coranica alla moschea degli Umayyadi [4]. Nel 756 ottenne, secondo alcune fonti e per un breve periodo, la direzione di Dar al-Hadîth al-Ashrafiyya (La Venerata Casa delle Tradizioni Profetiche), dopo la morte del qadi al-qudâ' as-Subki.
Nel 752/1351, dopo il fallimento della rivolta dell'emiro Baybugha Urus, fu ricevuto alla madrasa di Damasco dal Califfo al-Mu'tadid (morto nel 763/1361), giunto a Damasco accompagnato dai quattro cadi d'Egitto, per ristabilire l'ordine.
Sotto il primo governo di Ali al-Maridani, Ibn Kathîr fece parte, nel mese di Jumada II° 755/giu-lug 1354, del consiglio che condannò a morte uno shi'ita di Hila, di passaggio a Damasco, accusato di aver pubblicamente insultato, alla moschea degli Umayyadi, i primi tre Califfi Rashidûn, Abu Bakr, 'Umar e 'Uthmân (che Allah sia soddisfatto di tutti loro) [5].
Nel mese di Rajab 759/giugno 1358, l'emiro Manjak lo consultò, insieme ad altri Ulamâ', nel corso degli sforzi da lui intrapresi per lottare contro la corruzione [6].
Durante la rivolta dell'emiro Baydamur, nel 762/1361 [7] , Ibn Kathîr, consultato come gli altri principali Ulamâ' di Damasco, sembra aver prudentemente consigliato, nella sua fatwa, una procedura di conciliazione e di compromesso. Quando Baydamur tornò a Damasco, dopo la sua destituzione, nel mese di Sha'ban 766/apr-mag 1365, Ibn Kathîr fu incaricato di organizzare in suo onore delle recitazioni del Sahîh di Bukhârî [8].
L'emiro Manjak, nominato governatore di Damasco nel 770/1369, riorganizzò le difese della costa siro-libanese, minacciata dalle incursioni dei Franchi di Cipro. Ibn Kathîr compose, su sua richiesta, un breve saggio sui meriti del Ribât: Ijtihâd fi Talab al-Jihâd [9].
L'opera di gran lunga più importante di Ibn Kathîr è la sua monumentale storia dell'Islâm, Al-Bidaya wa-n-Nihaya (L'Inizio e la Fine) [10] , il cui interesse varia secondo le epoche considerate, ma che costituisce senza dubbio una delle opere fondamentali della storiografia dell'epoca mamelucca.
La Bidaya comprende una Sira (Biografia del Profeta, sallAllahu 'alayhi waSallam), che, seppur tardiva, racchiude molteplici interessi. La sua storia del califfato utilizza diverse fonti: at-Tabari, Ibn 'Asakir, Ibn al-Jawzi, Ibn al-Athir, Sibt ibn al-Jawzi, Qutb ad-dîn al-Yunini, adh-Dhahabi e altri. La Bidaya si conclude con un racconto della storia di Damasco, per cui Ibn Kathîr utilizzò il contributo dello storico al-Birzali (morto nel 739/1339).
Il successo della sua opera al-Bidaya wa-n-Nihaya è attestato dal gran numero di opere storiche di cui fu, a sua volta, il punto di partenza, con Ibn Hiji (morto nell'816/1413), Ibn Qadi Shuhba (morto nell'851/1448) e soprattutto Ibn Hajar al-'Asqalani (morto nell'852/1449), che si fece continuatore non soltanto di Ibn Kathîr, ma anche dei grandi maestri di quest'ultimo, Al-Mizi e adh-Dhahabi. Anche al-'Ayni (morto nell'855/1451) mise a profitto quel capolavoro che è al-Bidaya wa-n-Nihaya.
Il contributo di Ibn Kathîr alle scienze degli ahadîth è ugualmente importante. Il suo libro at-Takmil (Libro della Perfezione), consistente in un repertorio dei primi tradizionisti musulmani, utilizzava il Tahdib di Al-Mizi e l'opera di ad-Dahabi.
Ma il suo capolavoro in questo dominio è Kitâb al-Jami' (Libro dell'Insieme), compilazione monumentale in cui vengono classificate - nell'ordine alfabetico dei Sahaba (radiAllahu 'anhum) che li avevano riportati – le tradizioni contenute nel Musnad di Ahmad ibn Hanbal, i "Sei Libri" e qualche altro trattato.
Ibn Kathîr riassunse d'altronde, nel suo Compendio [11] l'Introduzione alle Scienze degli Ahadîth di Ibn salih (morto nel 643/1245). Egli stesso fa allusione [12] ad un commento del Sahîh Bukhârî, commento che non fu portato a termine, ma il cui progetto venne poi ripreso da Ibn Hajar al-Asqalani. Sappiamo anche, su testimonianza di quest'ultimo [13] , che Ibn Kathîr aveva raccolto, in un'opera, gli ahadîth citati nel Tanbih di ash-Shirazi (morto nel 476/1084) e il riassunto di ibn al-Alhajib (morto nel 646/1249), opera che egli stesso aveva studiato all'inizio della sua carriera, con al-Fazari.
Ibn Hajar al-Asqalani riferì che Ibn Kathîr aveva messo in cantiere un vasto commento (Tafsîr) del Sublime Corano. Il suo Tafsîr [14] , essenzialmente filologico, è molto semplice e annuncia quello che più tardi comporrà l'Imâm Suyuti.
Il suo libro Fada'il al-Qur'ân (I Doni del Corano) [15] è un breve saggio che illustra sommariamente la storia della Rivelazione.
Ibn Kathîr infine si interessò alla giurisprudenza; aveva progettato di comporre un vasto trattato di Fiqh fondato sul Corano e gli Ahadîth, ma non si spinse oltre il capitolo dell'Hajj (Pellegrinaggio), nel dominio delle 'Ibadât (doveri rituali).
Nella Bidaya fa anche allusione ad un commentario del Tanbih di ash-Shiraz.
Nella sua fatwa, indicata in precedenza, sul Jihâd, si ispirò al Kitâb as-Siyasa ash-Shari'yah (Libro di politica nel diritto Musulmano) di Ibn Taymiyya.
I Tabaqat ash-Shafi'iyah (Gradi della Dottrina di ash-Shafi'i) sono perduti, ma spesso citati nel suo capolavoro, Al-Bidaya wa-n-Nihaya.
Ibn Kathîr morì a Damasco nel mese di Sha'ban 774/febbraio 1373 e fu sepolto nel cimitero dei Sufi, accanto al suo maestro, Ibn Taymiyya.
Che Allah lo accolga nella Sua Misericordia! Amin!
Basato sul libro del dottor Hébri Bousserouel,
"Les Savants Musulmans oubliés de l'Histoire", Universel ed.
1 Bidaya wa-n-Nihaya (Libro del Principio e della Fine), vol. XIV. Pag. 189-190
2 Bidaya, op. cit. vol. XIV pag. 216-263
3 Bidaya, op.cit. vol. XIV, pag. 316-318
4 Bidaya, op. cit., vol. XIV, pag. 321
5 Bidaya, op. cit., vol. XIV, pag. 250
6 Bidaya, op. cit., vol. XIV. Pag. 261-262
7 Bidaya, op. cit., vol. XIV, pag. 280-282
8 Bidaya, op. cit., vol. XIV, pag. 312
9 E' disponibile un'edizione in arabo: Il Cairo, 1347/1928
10 L'edizione in arabo (Il Cairo, 1351-1358/1932-1939)comprende 14 volumi
11 Edizione disponibile in lingua araba: Il Cairo, 1342/1923
12 Bidaya, op. cit., vol. XI, pag. 24
13 Ad-Dura al-Kamila, vol. I, pag. 373
14 Ed. in arabo, Il Cairo 1342/1923
15 Ed. in arabo, Il Cairo 1348/1929
16 Bidaya, op. cit., vol. XII, pag. 124
Ua aleikom assalam warahmatuLlahi wabarakatuHu