Lo annuncia Jacopo Granci, anche se con parole che non mi piacciono, ed io mi prendo la licenza di confermare la notizia.
Abou Elkassim Britel ha lasciato la prigione di Kenitra giovedì sera, a seguito di una grazia reale.
Mi preme, specie in questo momento, ricordare che Abou Elkassim Britel non è mai stato membro di nessuna “salafiyya”, intesa come giornalisticamente la si intende e cioè come “gruppo terroristico-sovversivo”.
In un momento in cui proprio alla famigerata “salafiyya” – che Allah ci perdoni - si attribuisce la morte di un blogger (e non solo blogger) che per Kassim ha fatto tantissimo non credo che questo appunto sia inutile, anzi.
Bisogna accordarsi sul significato dei termini una volta per tutte. Il giornalismo non può prendere le parole, decontestualizzarle, dar loro un significato arbitrario e poi diffondere opinioni basate sull’equivoco.
Ricordo infatti a giornalisti, orientalisti, islamologi, opinionisti e musulmani che “salafiyya” non è un termine appropriato per identificare i gruppi terroristici, in quanto utilizzato dai sapienti dell’islam per indicare tutt’altro.
Chiunque si prenda la briga di parlare di islam e musulmani queste cose dovrebbe saperle.
Il termine esatto è “khawerij”, imparatelo per favore.
Se poi ci sono gruppi che si autoproclamano appartenenti alla “salafiyya”, ma si rifiutano di rispettare le prescrizioni islamiche della “salafiyya” relativamente a ciò che attiene la politica, questi sono problemi loro che non scalfiscono il significato originario e corretto del termine.
Qui alcune smentite sulla vicenda di Arrigoni, che comunque non chiariscono l’equivoco di fondo.
Khadi da Elqawarir